My Reflections

Fiore Bello

Turin was my second Summer School after Dublin, on which the fear of Covid-19 pandemic still hung. This time I experienced desire and participation with more freedom. Having met many people from the previous Summer School and some of my colleagues from London, I really felt at ease. Also because I was staying in my own country and hearing the voice of so many young Italian colleagues looking at an international perspective made me proud. In my international experiences I usually find very few compatriots. Gasi, however, is an exception: at every one of his events you can breathe an international air, and this year I was able to see that for myself at the last Foulkes lecture.

In Turin, therefore, I felt part of an international community that although speaking different languages was trying to achieve, at all times and through all possible means (SD, Small/Median Group, LG) two goals: understanding and connecting.

Understanding who we are, what we do and what role we play in our work and in the societies where we live.

Connecting emotionally to get to know and accept each other’s limits in order to improve ourselves as people and enhance our individual capacities to listen and be with each other.

In Turin I was able to overcome my difficulties in speaking English in the LG due to my beliefs that others could judge me and I was able to feel the pain and suffering that sometimes emerged in the group settings. I no longer thought, “These are things that concern others”, but “what happens in the world concerns me, I am also responsible”. I am sure that all this represents a significant personal improvement and an acquisition that I hope will really help me in my work and life.

Finally, I would like to thank, among the organizers of this event, my colleagues at Apragi because they generously gave us their expertise, availability and humanity.

TrasformAzioni: prendiamoci cura del futuro

Quella di Torino è stata la mia seconda Summer School dopo quella di Dublino sulla quale pendeva ancora la paura del Covid-19. Questa volta ho sperimentato desiderio e partecipazione con maggiore libertà. Avendo ritrovato molte persone della precedente Summer School ed alcuni miei colleghi di Londra, mi sono davvero sentito a mio agio. Anche perché stavo nel mio Paese e sentire la voce di tanti giovani colleghi italiani che si affacciavano ad una prospettiva internazionale mi ha inorgoglito. Nelle mie esperienze internazionali in genere trovo pochissimi connazionali. Gasi però è un’eccezione: in ogni suo evento si respira un’aria internazionale e quest’anno ho potuto costatarlo di persona anche all’ultima Foulkes lecture.

A Torino quindi mi sono sentito parte di una comunità internazionale che sebbene parlasse lingue diverse cercava di raggiungere, in ogni suo momento ed attraverso tutti gli strumenti possibili (SD, Small/Median Group, LG) due obiettivi: comprensione e connessione.

Comprendere chi siamo, cosa facciamo e che ruolo abbiamo nel nostro lavoro e nelle società dove viviamo.

Connetterci emotivamente per conoscere ed accettare i limiti reciproci al fine di migliorarci come persone e potenziare le singole capacità di ascolto e di essere con l’altro.

A Torino sono riuscito a superare le mie difficoltà di parlare in inglese nel LG dovute alle mie credenze che gli altri potessero giudicarmi e sono riuscito a sentire il dolore e la sofferenza che a volte emergeva nei gruppi. Non ho più pensato “sono cose che riguardano gli altri”, ma “quello che accade nel mondo mi riguarda, sono anch’io responsabile”. Tutto ciò posso ascriverlo come un significativo miglioramento personale ed un’acquisizione che spero mi possa aiutare nel mio lavoro e nella mia vita.

Infine, vorrei ringraziare tra gli organizzatori di questo evento, i colleghi dell’Apragi perché ci hanno generosamente regalato la loro competenza, disponibilità ed umanità.